lunedì 12 aprile 2010

Il potere evocativo del gioco

Di tardo pomeriggio, sulla Piana di Zama, Lelio, comandante in seconda dell'esercito di Scipione l'Africano, conduce la sua cavalleria in una disperata carica contro le linee della fanteria nemica. La carica riesce, ma il drappello dell'ufficiale viene isolato e distrutto. Ma Lelio, dando prova del suo valore di comandante romano, non si dà per vinto e, dopo essersi rifugiatosi temporaneamente presso le fila di un distaccamento di alleati italici, si riunisce ad un altra schiera di cavalieri. Punta diritto contro un nutrito gruppo di guerrieri gallici, armati pesantemente e lanciati in una feroce carica contro le linee romane... la ragione e il buon senso sconsiglierebbero una tale azione, ma Lelio da vero coraggioso si frappone all'avanzata nemica per salvare il fianco dei legionari rimasto esposto. E contro ogni aspettativa vince, fermando l'attacco barbarico.

Poche settimane dopo, sulla piana di Gaugamela, il giovane Alessandro il Macedone affronta un gigantesco esercito persiano con le sue ancora imbattute falangi di picchieri e i suoi fedeli compagni cavalieri. La cavalleria leggera nemica tenta un aggiramento, Alessandro fiuta il pericolo e si lancia alla carica... troppo pochi i suoi uomini, il giovane comandante è ferito e cade da cavallo. All'orizzonte, un altro drappello di  cavalieri vede il tutto e accorre per vendicare il proprio sovrano. Moriranno tutti con valore, ma il loro sacrificio non sarà vano: al centro della battaglia l'imperatore persiano Dario ha guidato una carica contro le foreste di picche e lance greche, ed è stato ucciso: l'azione dei cavalieri macedoni ha dato tempo alle lenti formazioni di fanteria pesante di raggiungere il nemico che, con la morte del suo imperatore, perde la volontà di combattere e si dà alla fuga.

Tutto questo in un paio d'ore per battaglia, nel salotto di casa mia. Tutto questo grazie ad un wargame (nel caso, l'ottimo Commands and Colors: Ancients, ma il discorso vale per qualsiasi gioco ben realizzato), tutto questo aggiungendo ai dadi e alle pedine un po' di immaginazione.

Non c'è molto da dire. Quando un gioco è bello spesso evoca delle belle immagini, delle scene cinematografiche di cui noi stessi siamo i registi. Vedremo le nostre cariche gloriose e onoreremo i nostri reggimenti più valorosi, esulteremo quando la nostra strategia di gara basata su di un solo pitstop ci porterà alla vittoria del Gran Premio, ci dispereremo quando una tempesta improvvisa avrà fatto naufragare le navi che trasportavano le nostre mercanzie da rivendere...

E questo, se siamo stati fortunati e abbiamo scelto bene i nostri avversari, in compagnia dei nostri amici (grandi Zerloon e Rothmoni!) o anche delle persone che amiamo (cara Benedetta, lei e la sua mania di scegliere sempre di impersonare Gaius Baltar in Battlestar Galactica... senza mai ritrovarsi ad essere un cylone!!!), condividendo il divertimento con loro.

Non so, forse sono io, ma questo potere di proiezione delle nostre immagini, catalizzato da qualche blocchetto di legno e da un paio di dadi mi è sempre sembrato qualcosa di incredibilmente bello.

Mi piace e per questo continuo a farlo.

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